LEGGIAMO INSIEME : L’ANNIVERSARIO

Andrea Bajani 
L’anniversario 
FELTRINELLI, 2025

Romanzo

Un romanzo letto da Patrizia Sabatino per Expat Experience Reviews, nell’edizione Narratori Feltrinelli.

“La geografia è da sempre stata la sponda della disfunzione familiare. Credo avvenga più per istinto che per emulazione: allontanarsi da ciò che fa male”. Parto da una delle pagine finali di L’anniversario di Andrea Bajani, neovincitore del Premio Strega 2025. Proverò a parlarne per Expat Experience, blog dedicato alle esperienze di espatrio.

Se leggiamo gli articoli e le statistiche che negli ultimi anni giungono dai censimenti italiani potremmo pensare che gli italiani, giovani e non solo, che decidono di emigrare lo facciano prevalentemente per questioni socioeconomiche, la mancanza di lavoro, mettendosi alla ricerca della terra promessa. Sicuramente i dati sono veritieri: il popolo degli AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) ogni anno aumenta e tutti noi sappiamo purtroppo il perché.

Ma si può decidere di emigrare anche per prendere le distanze da relazioni familiari nocive? Si può espatriare per curarsi e spurgarsi proprio dalla nostra famiglia di origine? Secondo quello che ci racconta il protagonista-narratore del romanzo di Andrea Bajani sembra proprio di sì. Il narratore onnipresente de L’ anniversario decide infatti di chiudere i ponti, gradualmente – e poi definitivamente – con la propria famiglia. Sempre nella parte finale del libro, Bajani racconta che, per chi vive all’estero, c’è un momento intimo che ricorre nelle cene tra i neo-amici emigrati: quello in cui ci confessiamo a vicenda le nostre origini, i nostri sogni e a volte i nostri fracassi, senza temere nessun giudizio.

Secondo l’autore, molta della emigrazione che definisce “benestante”, ossia fatta da chi ha i soldi per pagarsi un biglietto aereo di sola andata verso nuovi orizzonti, è fatta anche da chi volutamente desidera allontanarsi dal proprio circolo familiare. Un argomento che resta in genere un tabù, considerando che, quando si dice Italia all’estero, tutti pensano alla famiglia perfetta che si riunisce gioiosa e golosa davanti a tavolate di cibo tipico. Invece, talvolta, la realtà è diversa. E lo è anche per il protagonista del nostro romanzo, per il quale la data della chiusura delle relazioni con i propri genitori diviene addirittura un anniversario, la data di una liberazione, impressa nella sua memoria e da celebrare.

Ho letto questo libro velocemente, non perché avessi fretta ma perché mi ha catturato fin dal primo momento. Mi sono imbattuta nella lettura de L’anniversario di Bajani come membro della giuria del Comitato Dante Alighieri di Asunción (Paraguay) per il premio Strega 2025. Mi ritengo fortunata per la possibilità che ho avuto di leggere i dodici finalisti: pagine calde di libri nuovissimi – e chi vive all’estero sa che non è facile reperire libri freschi di pubblicazione fuori dalla madre patria. Sembra quasi una scrittura autobiografica, perché verace ed intima. Forse l’intimismo della scrittura proviene dal fatto che il protagonista della storia sembra non essere solo il narratore maschile, ma anche sua madre. La storia di sua madre ci fa percorrere le vicende di una Italia degli anni Sessanta quando ancora per le donne scegliere di fare studi liceali e, dopo, poter andare all’università, se eri figlia della classe operaia, poteva essere un vero miracolo. La madre però incontra un ragazzotto di borgata e probabilmente attratta dalla sua spavalderia, essendo lei molto timida, decide di sposarlo, vedendo così affondare i suoi sogni di riscatto sociale e culturale. Tra le righe de L’anniversario ripercorriamo infatti il dolore di una donna, la madre del protagonista-narratore, che diventa vittima di una relazione tossica, di violenze subdole e umiliazioni che vengono celate al mondo esterno ed accettate in nome di un bene superiore: la famiglia.

I figli non rimangono immuni all’ambiente tossico in cui crescono. Il padre è un violento. La famiglia era stata costretta a emigrare al Nord Italia proprio per una storiaccia che lo aveva visto protagonista da giovane. La moglie, con figli annessi, lo aveva seguito in silenzio, facendo diventare le nuove quattro mura che li ospitavano una tana con un unico predatore. Ancora la geografia del distacco. Una doppia geografia del distacco! Percorsa prima dalla madre, che si allontana dalla famiglia di origine. È interessante l’analisi psicologica che il figlio-narratore fa della madre, dei suoi silenzi, dei suoi sogni spezzati; lui che fin da piccolo la osserva e prova un misto tra tenerezza e rabbia, per la sua incapacità di reagire ai soprusi che andavano minando psicologicamente anche i figli. In questo diario di prigionia della madre ci sono degli spiragli di luce. Quando lei fa amicizia con un’altra donna del quartiere. Quando inizia a lavorare per un breve periodo perché avevano dei problemi economici. Quando dopo una lite furiosa con il marito decide per un periodo di tornare dai genitori portandosi dietro i figli. Tutti spiragli di luce che poi finiscono con il ritorno nella tana buia del predatore.

Cosa succede in conclusione de L’anniversario al nostro protagonista-narratore? Il libro va letto evidentemente per scoprirlo, ma la decisone così drastica di tagliare i ponti con la madre, il padre e la sorella è il frutto di una agonia silenziosa e celata, che trova infine il coraggio di essere raccontata.

In un oggi socialmente complicato, non solo in Italia ma nel mondo intero, Bajani ci descrive una storia di maltrattamento familiare e di patriarcato narcisista. Lo fa come autore uomo e forse proprio per questo vince il 47º Premio Strega. Perché oggi la violenza sulle donne ha bisogno di più denunce, anche da parte degli uomini.

Consiglio questo romanzo per la prosa limpida e scorrevole, adatta tra l’altro agli studenti stranieri che vogliono aggiornarsi sulla società italiana contemporanea attraverso una scrittura attuale e che potremmo definire neo-verista.

Esperienza di lettura: la liberazione

L’anniversario non è una lettura sull’espatrio. Eppure, questo romanzo risuona nelle numerose vite dei lettori all’estero. Nelle domande di chi si chiede: si possono abbandonare il proprio padre e la propria madre? Si possono mettere in discussione le origini? Rimbomba nella sofferenza, nei gesti di commiato e di ribellione di chi parte.

Per la cosiddetta geografia del distacco, cartografia simbolica dell’allontanamento emotivo, per la quarta di copertina che recita: “Da allora ho cambiato numero di telefono, casa, continente, ho tirato su un muro inespugnabile, ho messo un oceano di mezzo. Sono stati i dieci anni migliori della mia vita.” Per tutti questi motivi, ospitiamo con grande piacere questa proposta di recensione sul blog e la storia di liberazione che contiene.

Recensione di Patrizia Sabatino, Autrice e Docente di Lingua italiana in Paraguay

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