ITALIANI ALL’ESTERO. ESPATRIO, MIGRAZIONE E MOBILITÀ

Chi sono gli italiani che oggi vivono all’estero? In questo articolo esploriamo i concetti chiave di espatrio, migrazione e mobilità professionale, per comprendere meglio i protagonisti delle nuove emigrazioni italiane e i principali fattori di spinta e di richiamo.

Cosa troverai in questo articolo?

  • Definizioni essenziali: spieghiamo cosa si intende per espatrio, migrazione e mobilità, delineando il quadro della nuova emigrazione italiana.
  • Motivi della mobilità italiana: scopri le ragioni economiche, sociali e personali che portano gli italiani a vivere stabilmente all’estero.
  • Tipologie di espatrio: analizziamo le diverse forme di espatrio, indipendentemente dai paesi di destinazione.

 

Chi sono gli italiani all’estero?

La nuova emigrazione italiana è il fenomeno che coinvolge tutte le persone che – per un numero imprecisato di motivi – vivono stabilmente all’estero e sono quindi protagonisti di un processo di espatrio, migrazione o mobilità.

In questi mesi ho raccolto dati aggiornati (fonti citate in fondo all’articolo) per fornire un quadro accurato e attuale della nuova emigrazione italiana. Questo fenomeno coinvolge un’ampia varietà di esperienze, dalle scelte professionali alle motivazioni personali, che rendono unica ogni storia di espatrio.

Mi concentrerò in questo post sulla descrizione delle diverse tipologie di espatrio, a prescindere dai paesi di destinazione.

Ho deciso di utilizzare dei titoletti in inglese, che si ritrovano anche nella letteratura scientifica, spiegandoli all’interno dei paragrafi. La situazione che sono stata in grado di rappresentare è la seguente:

  1. Survive migration
  2. Economic migration
  3. Lifestyle migration
  4. Sun migration
  5. Skilled migration
  6. Education migration
  7. Women migration
  8. Secondary migration
  1. Survive migration

La migrazione di sopravvivenza, si riferisce al movimento di persone che sono costrette a lasciare il proprio paese d’origine a causa di fattori esterni che minacciano la loro vita, la sicurezza, la possibilità di sostentamento.

A livello internazionale, questi fattori possono includere conflitti armati, persecuzioni, disastri naturali, povertà estrema, degrado ambientale o altre crisi umanitarie. Gli individui o i gruppi che si trovano in situazioni di migrazione forzata spesso non hanno altra scelta se non quella di fuggire per cercare sicurezza e sopravvivenza altrove.

Le persone che appartengono a una migrazione forzata possono richiedere asilo in un paese diverso dal proprio, al fine di ottenere lo status di rifugiati o altra forma di protezione internazionale.

La migrazione ambientale coinvolge più specificamente il movimento delle persone a causa di cambiamenti climatici o catastrofi naturali, quali la desertificazione o altri fenomeni ambientali estremi.

Le situazioni di migrazione descritte fino a qui non coinvolgono generalmente i cittadini italiani.

Tuttavia, i motivi economici e sociali costituiscono anche per l’Italia la ragione principale dell’intensificazione del fenomeno migratorio attuale, che coinvolge settori sempre più ampi della popolazione, come scoprirete nel paragrafo seguente.

  1. Economic migration

La migrazione economica internazionale avviene principalmente per un desiderio di trovare migliori opportunità di lavoro, salari più alti o condizioni di vita migliori. Questa migrazione coinvolge sostanzialmente i giovani (18-34 anni, a seguire 35-49 anni) e riguarda tutti i profili sociali e professionali.

Attualmente, il 30% della nuova migrazione italiana coinvolge persone che hanno un titolo di studio superiore (laurea), mentre oltre i due terzi della migrazione comprende le persone che hanno un titolo di studio inferiore, con diversi livelli di qualifica.

Sfide economiche: i giovani possono essere spinti a migrare a causa della crisi occupazionale. La mancanza di opportunità di lavoro, la disoccupazione dilagante soprattutto in alcune regioni del Sud, ma anche gli stipendi bassi e la mancanza di infrastrutture economiche sono i principali driver (spinte) verso un’esperienza di vita all’estero.

Migrazione urbana: i giovani provenienti dalle aree rurali o provinciali si muovono in direzione delle grandi capitali europee, in cerca di più stimolanti opportunità culturali e lavorative.

Impatto sociale e culturale: la migrazione per motivi economici può portare a cambiamenti sociali e culturali sia nelle comunità di origine che in quelle di destinazione, soprattutto quando coinvolge la fascia attiva e fertile della popolazione.

Questi cambiamenti possono riguardare la struttura familiare, le tradizioni culturali e le dinamiche sociali. Non è un mistero che la situazione economica italiana sia una delle cause del cosiddetto inverno demografico, che rappresenta un calo della natalità tale da collocare l’Italia all’ultimo posto tra i paesi d’Europa.

Nascono meno bambini e i flussi migratori in entrata in Italia non sono sufficienti a bilanciare il saldo naturale della popolazione, ossia la differenza tra il numero dei nuovi nati e il numero dei morti. 

Politiche migratorie: i governi talvolta sviluppano politiche per regolare la migrazione economica, ad esempio attraverso programmi di lavoro temporaneo, visti per lavoro qualificato o politiche di immigrazione permanente basate sulle competenze.

Alcuni paesi di Europa prevedono un regime fiscale favorevole, detto regime degli impatriati, destinato ad attrarre lavoratori qualificati o a richiamare gli espatriati grazie a un regime agevolato. Questo regime di solito prevede benefici fiscali per un determinato periodo di tempo, durante il quale gli impatriati possono godere di tasse ridotte o di esenzioni fiscali su parte o sulla totalità dei redditi.

Per quanto riguarda l’Italia, questa proposta di agevolazione (che varia con l’avvicendarsi dei governi) intenderebbe favorire il ritorno in Italia di lavoratori altamente qualificati e degli imprenditori che hanno trascorso un periodo significativo della propria carriera all’estero.

Infine, un ultimo fenomeno che vale la pena di menzionare è quello delle remittanze, anche se, più che gli italiani all’estero, riguarda tendenzialmente gli immigrati provenienti dai paesi poveri. Di che cosa si tratta?

Le persone che migrano per motivi economici inviano talvolta parte dei propri guadagni alle famiglie rimaste nel paese d’origine. Queste remittanze possono avere un impatto significativo sull’economia delle comunità di origine e contribuire talvolta al sostentamento delle famiglie a basso reddito.

Insomma, la migrazione per motivi economici è un fenomeno molto complesso che coinvolge una serie di fattori economici, sociali e politici. Può offrire opportunità di miglioramento delle condizioni di vita per gli individui e le loro famiglie, ma implica conseguenze significative sia per le comunità di origine che per quelle di destinazione.

  1. Lifestyle migration

Con lifestyle migration ci si riferisce invece al caso in cui le persone si trasferiscono per cercare un cambiamento nello stile di vita, nel contesto sociale, culturale o ambientale.

Le persone coinvolte nella migrazione per stile di vita sono solitamente giovani adulti che desiderano esplorare nuove culture e stili di vita, oppure lavoratori in cerca di un ambiente lavorativo meno stressante o più equilibrato.

Questo tipo di migrazione è motivato dalla ricerca di una qualità della vita più soddisfacente, di una società più accogliente e inclusiva o di un ambiente naturale più ricco.

La lifestyle migration è particolarmente significativa anche in riferimento a tutti gli individui che si identificano con una varietà di orientamenti sessuali e identità di genere diversi dagli standard tradizionali di eterosessualità e cisgender.

Con questo intendiamo il fenomeno per cui alcune fasce di popolazione si trasferiscono dai luoghi poco tolleranti nei confronti delle diverse identità di genere e comunità LGTBQ+ verso luoghi che offrono un ambiente più aperto, evoluto e sostenitore dei diritti e delle diversità.

Una società accogliente incoraggia la partecipazione attiva e la rappresentanza delle persone di tutte le identità di genere, in ogni settore della vita sociale, politica, economica e culturale, garantendo che abbiano voce e visibilità nelle decisioni che influenzano le loro vite.

Diritti: la scelta di migrare può essere influenzata anche dalla ricerca di una destinazione dove vengono garantiti i diritti quali l’equità, la non discriminazione sul posto di lavoro, il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’accesso a servizi sanitari inclusivi.

Educazione e consapevolezza: l’educazione e la consapevolezza riguardo alle diversità e alle identità di genere contrasta stereotipi, pregiudizi e discriminazioni attraverso programmi educativi, campagne di sensibilizzazione e inclusione di contenuti sulla diversità di genere nei curricoli scolastici.

La lifestyle migration può avere un impatto significativo sulle comunità di destinazione, portando a cambiamenti nella demografia, nell’economia locale e nella cultura; contribuisce alla diversificazione e alla crescita delle comunità, portando nuove idee, energie e prospettive.

  1. Sun migration

Collegata alla ricerca di una più elevata qualità di vita, abbiamo anche le cosiddette migrazioni eliotropiche, o migrazioni verso il sole.

Questi movimenti coinvolgono in genere persone originarie delle regioni fredde, che desiderano migrare verso luoghi con un clima più mite.

Si tratta in genere di persone che apprezzano la possibilità di godere di una vita all’aperto durante tutto l’anno o di pensionati e anziani che cercano un luogo di residenza più piacevole e adatto alla loro età, in particolare nei paesi del sud Europa o del bacino del Mediterraneo, dove il costo della vita è in genere più basso.

  1. Education migration

Tornando ancora alle migrazioni che coinvolgono in maniera massiccia i giovani italiani, abbiamo un’ulteriore motivazione alla partenza, che è definita come migrazione educativa: questo tipo di migrazione coinvolge studenti, accademici, ricercatori e professionisti che cercano opportunità di apprendimento o di formazione in altri paesi.

In questo caso gli studenti si spostano per ottenere un’istruzione superiore a costo meno elevato (o a costo zero, vedi intervista: Lavorare per una ONG a Bucarest) oppure per frequentare percorsi di formazione d’eccellenza. Altri per partecipare a programmi internazionali di studio o di ricerca (vedi intervista: Danimarca, prima la birra poi la carriera).

I fattori che influenzano questo tipo di migrazione sono, secondo me, numerosi.

Studio all’estero: molti studenti si trasferiscono in un altro paese per frequentare un’università o un istituto di istruzione superiore. Questo può essere motivato dalla ricerca di percorsi di alta qualità, dall’opportunità di imparare una nuova lingua o di immergersi in una cultura diversa.

Programmi di scambio: i programmi di mobilità studentesca, come Erasmus+, Erasmus Mundus, le associazioni come Intercultura o AFS, permettono ai giovani di trascorrere un periodo di studio o di ricerca all’estero come parte del proprio percorso educativo.

Formazione professionale: riguarda i tirocini, la formazione professionale o tecnica in settori specifici che non sono disponibili nel nostro paese.

Ricerca accademica: gli accademici, i ricercatori e gli scienziati possono spostarsi in altri paesi per partecipare a progetti di ricerca collaborativa, per accedere a risorse o infrastrutture specifiche o per lavorare con colleghi internazionali.

Opportunità di carriera: alcune persone possono migrare per ragioni educative al fine di migliorare le loro prospettive di carriera, ottenendo diplomi universitari prestigiosi, titoli o certificazioni riconosciute a livello internazionale.

Le migrazioni per ragioni educative possono avere diverse conseguenze, tra cui il trasferimento di conoscenze e competenze, lo sviluppo di reti internazionali e la promozione della collaborazione accademica e scientifica a livello globale.

  1. Skilled migration

La migrazione che coinvolge individui qualificati o specializzati, che cercano opportunità di lavoro o di avanzamento professionale in altre regioni, paesi o settori è strettamente collegata alla migrazione per ragioni professionali.

Migrazione per lavoro qualificato: le persone che possiedono competenze specializzate, formazione avanzata o esperienza specifica si trasferiscono verso i mercati che offrono maggiori opportunità, legate al bisogno di reclutare profili altamente specializzati, o rari.

Migrazione per carriera: numerosi espatriati ricercano una progressione nella propria carriera, posizioni di lavoro che offrano maggiori responsabilità, opportunità di leadership o un ambiente lavorativo più stimolante.

Mobilità internazionale: il movimento di professionisti da un paese all’altro, alla ricerca di opportunità di crescita professionale, retribuzioni più alte o una migliore qualità della vita viene spesso definita mobilità, in contrapposizione al termine emigrazione, inteso come fenomeno indotto dalla necessità e dal bisogno.

Settori specifici: in alcuni settori, come l’informatica, l’ingegneria, la medicina, la finanza, la ricerca scientifica e altri settori di punta, la domanda di competenze specializzate è alta e globale. Si tratta quindi degli ambiti in cui la migrazione professionale è piuttosto comune.

Trasferimenti aziendali e istituzionali: le aziende possono trasferire i propri dipendenti in altre sedi o filiali, sia all’interno che all’esterno del paese, per soddisfare le esigenze dell’azienda o per favorire lo sviluppo professionale dei propri dipendenti.

I trasferimenti per conto di imprese italiane verso sedi estere, così come per conto delle istituzioni e degli uffici del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, generano un flusso di migrazione professionale altrettanto costante ma spesso non definitiva.

Piccola parentesi su Brain drain e Brain gain: il fenomeno della circolazione dei cervelli

Le migrazioni professionali possono portare a una situazione di “brain drain”, o dispersione professionale e culturale, quando le competenze e i talenti lasciano il paese d’origine, impoverendolo. È quella che i media italiani definiscono come: la fuga dei cervelli.

Ma questo fenomeno può talvolta contribuire a una sorta di “brain gain” se i professionisti emigrati contribuiscono allo sviluppo economico e sociale del paese d’origine, attraverso collaborazioni, investimenti, o attraverso remittanze verso le famiglie.

A maggior ragione se contribuiscono anche all’evoluzione della società italiana, in particolare esercitando il diritto di voto all’estero, qualora siano iscritti all’AIRE, Anagrafe degli italiani residenti all’estero. La possibilità per tutti gli italiani espatriati di esercitare il voto dal proprio luogo di residenza è un diritto che non andrebbe ignorato, benché sia talvolta difficile esprimere la propria voce e influenzare la politica e le decisioni prese nel paese di origine, non essendo fisicamente presenti sul territorio nazionale.

Il diritto di votare dall’estero è un’espressione fondamentale dei diritti civili e delle libertà fondamentali di ogni individuo, compreso il diritto alla libertà di espressione e il diritto di partecipare ai processi decisionali che influenzano la propria vita e il proprio futuro.

Tra l’altro, può contribuire a mantenere e rafforzare il legame dei cittadini con il loro paese d’origine, anche se si trovano al di fuori dei confini nazionali. Questo favorisce un senso di appartenenza e di partecipazione attiva alla vita politica e sociale del paese. Ma di questo parleremo in un prossimo articolo!

Vorrei concludere questo post on un rapido cenno alle cosiddette migrazioni femminili e migrazioni secondarie.

  1. Female migration

Le migrazioni femminili indipendenti si riferiscono al movimento che vede le donne trasferirsi da un paese a un altro autonomamente e senza dipendere da un membro maschile della famiglia, o dal partner.

Questo tipo di migrazione, in controtendenza con le migrazioni dei secoli scorsi, è caratterizzato dalla volontà delle donne di cercare opportunità, indipendenza economica, emancipazione personale.

La componente femminile nella migrazione italiana ha oggi un’incidenza che sfiora il 46% del totale.

Il desiderio di esplorare nuove opportunità, di fare esperienze complesse e di realizzare i propri obiettivi è considerato in alcuni studi come un segno di cambiamento sociale e di progresso verso una maggiore uguaglianza di genere e autonomia femminile.

Da sempre le donne affrontano sfide immense, se pensiamo ad esempio agli spostamenti dal sud del mondo, alla ricerca di un luogo sicuro dove sottrarsi alla violenza o dove fare crescere i propri figli.

Quindi, personalmente, mi sento fiera del fatto che finalmente i dati italiani testimoniano del desiderio di movimento, evoluzione e scoperta che le donne italiane stanno realizzando appieno e con successo.

  1. Secondary migration

Infine, abbiamo le migrazioni di rimbalzo, che coinvolgono i cosiddetti nuovi italiani, ovvero le persone di origine straniera che hanno ottenuto la cittadinanza italiana e che decidono di spostarsi ulteriormente, di solito verso un nuovo paese europeo.

La migrazione verso un paese terzo, dopo l’approdo in un paese di prima accoglienza, è comunemente nota come migrazione secondaria. Questo termine si riferisce al movimento delle persone che, dopo essersi stabilite temporaneamente o permanentemente in un paese, decidono di spostarsi in un ulteriore paese, diverso da quello d’origine o dal paese iniziale di destinazione.

Nel crocevia migratorio attuale, l’Italia costituisce per molti un paese di prima accoglienza. Una migrazione secondaria può avvenire per una varietà di motivi, come la ricerca di migliori opportunità di lavoro, una maggiore stabilità economica o sociale, o per il ricongiungimento con familiari o comunità già presenti nel paese di seconda destinazione.

Ma questa è un’altra avventura, la troverete in un prossimo articolo! 

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A presto su Expat Experience, narrazioni espatriate.

 

Fonti:
Di Salvo Margherita, Expat, espatriati, migranti: conflitti semantici e identitari, https://www.iris.unina.it/retrieve/e268a731-c47f-4c8f-e053-1705fe0a812c/6.%20Di%20Salvo_Expat.pdf
Fondazione Migrantes, Sintesi Rapporto Italiani nel mondo 2024, https://www.migrantes.it/rapporto-italiani-nel-mondo-2024/
Fondazione Migrantes, Rapporto Italiani nel mondo 2023, https://www.migrantes.it/rapporto-italiani-nel-mondo-2023/
Pisterzi Anna (a cura di), Traiettorie, Todi, Tau Editrice, 2023
Pugliese Enrico, Quelli che se ne vanno. La nuova emigrazione italiana. Il Mulino, 2018
UN Women, How migration is a gender equality issue, https://interactive.unwomen.org/multimedia/explainer/migration/en/index.html

4 thoughts on “ITALIANI ALL’ESTERO. ESPATRIO, MIGRAZIONE E MOBILITÀ”

  1. Brava Francesca. Dalle interviste sincere, profonde sei passata, giustamente le interviste sono il prologo, all’approfondimento delle cause dell’abbandono del proprio paese. L’articolo descrive molto bene tutte le tipologie di migrazione e si sente molto la tua partecipazione nel descrivere gli espatri felici e ricercati a quelli necessari, difficili e contrastanti. Ciao al prossimo.

    1. Grazie per il messaggio e per l’interesse verso il mio blog!
      Lo studio della letteratura che indaga il fenomeno delle nuove migrazioni mi appassiona e in questo post ho voluto inserire anche alcuni riferimenti bibliografici per chi, come me, è motivato ad approfondire la vasta tematica dell’espatrio. A presto! 🙂

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